
Oggi pomeriggio Antonio Conte è stato ospite a “Filo Diretto”, il programma di Juventus Channel che dà la possibilità a tutti i tifosi bianconeri di mettersi in contatto con i propri beniamini. TuttoJuve.com ha trascritto integralmente e in tempo reale le dichiarazioni rilasciate dal tecnico bianconero nel corso della puntata condotta dalla collega Valeria Ciardiello:
Benvenuto mister, come sta?
“Bene, grazie. Buon pomeriggio a tutti”.
Prima domanda d’obbligo. Come giudica lo sciopero dei calciatori nella prima giornata di campionato…
“In effetti anche per noi, preparare la partita di Udine tra il giocare e il non giocare è stato un pochino…. Abbiamo finito pochi minuti fa l’allenamento preparando benissimo la partita; c’era grande concentrazione da parte dei ragazzi, perchè comunque per noi la partita si sarebbe giocata. Poi c’è stata questa notizia e sicuramente dispiace dover rimandare il debutto. Prendiamo il bicchiere mezzo pieno e diciamo che il debutto lo faremo poi in casa nostra, con l’inaugurazione della nostra nuova casa”.
Bisognerà continuare a conservare la concentrazione…
“Sì, quello sicuro. E’ inevitabile che poi ci sarà la Nazionale, quindi tanti ragazzi andranno via domani pomeriggio per raggiungere le Nazionali e poi li avremo tutti quanto il giovedì dell’inaugurazione dello stadio. Però quello fa parte di essere in una grande squadra e di avere comunque dei giocatori che fanno parte delle Nazionali”.
Ci sono un po’ di giochi strani del destino. La Juve ha mandato il tuo Arezzo in B e poi ti ha risarcito facendoti arrivare sulla panchina bianconera.
“Sì, assolutamente. Poi quando ho deciso di chiudere la mia carriera da calciatore dovevo ancora compiere 35 anni e praticamente avevo già in mente di fare l’allenatore. Ho iniziato infatti a fare i corsi a Coverciano e in più ho iniziato la nuova carriera facendo il collaboratore di De Canio a Siena. Poi c’è stata la prima esperienza ad Arezzo che è stata per me un’esperienza significativa, perchè ho fatto praticamente – come dicono alla Cepu – cinque anni in uno, mi è successo di tutto, perchè siamo partiti senza squadra, nelle prime nove partite mi avevano sbagliato cinque rigori decisivi, che sono tanti, mi hanno mandato via, poi mi hanno richiamato per le ultime 14 partite e siamo riusciti a fare una rimonta straordinaria. E da lì è nata l’idea di giocare questo calcio, comunque più per offendere che per difendere, proprio perchè c’era bisogno di fare più punti possibili. Ci fu quella delusione, che sicuramente, in quel momento, per me fu tanta. Ma è passata. Poi ho avuto la fortuna, penso anche un po’ di bravura, di vincere due campionati in quattro anni in serie B. Adesso ho questa grande chance. Penso comunque di essermela meritata questa chance”.
Quante energie hai consumato in questi anni?
“Tante. Io ci metto sempre tanta tanta passione, in qualsiasi situazione, figuriamoci poi quest’anno nella Juventus. Mi sono buttato a capofitto e chi mi conosce sa quello che faccio quotidianamente, per cercare di riuscire nel più breve tempo possibile a trovare la quadratura”.
Con quale giocatore della tua rosa ti rispecchi di più?
“E’ difficile, perchè comunque ognuno ha le proprie caratteristiche. C’è un giocatore che si avvicina sicuramente a me, diciamo che io mi avvicino di più a lui, che è Marchisio: un calciatore bravo negli inserimenti, un calciatore di grande duttilità tattica, molto intelligente. Ecco, magari mi avvicino di più a lui, ma come ho detto in precedenza penso che lui sia molto più bravo rispetto a me e gli auguro ancora più successi di quelli che ho avuto io”.
Anche grazie al tuo aiuto…
“Quello sicuro”.
Quale è stato il gol più emozionante – non più bello – che hai segnato con la maglia della Juventus?
“Quello più emozionante è stato sicuramente quello in casa dell’Olympiakos, anche se non è stato bellissimo. Perdevamo 2-0 ed eravamo praticamente fuori dalla coppa. Io mi ero rotto anche mezzo labbro, continuavo a giocare con un fazzoletto per tenermi il sangue e feci questo gol ad un quarto d’ora dalla fine che ci consentì poi di passare il turno”.
Forse è stato anche quello più importante per quello che ha rappresentato…
“Sì, perchè poi passammo praticamente alle semifinali e quindi fu un gol importante”.
In base al tempo che ti eri dato, sei arrivato nel momento giusto per realizzare il tuo sogno di allenare la Juventus?
“Non lo so se sia il momento giusto, io sicuramente cercherò di farlo diventare il momento giusto, questo fuori dubbio. Di questo devo dire grazie alla società che mi dà e mi ha dato questa possibilità. Arrivo in un momento in cui la Juventus negli ultimi due anni è arrivata settima e sicuramente dopo la fatidica retrocessione diciamo che è sempre stato un dover inseguire. E’ un momento delicato di ricostruzione ed io sono orgoglioso del fatto che il presidente Agnelli insieme al direttore Marotta abbiano pensato a me come la persona ideale, la persona giusta, per cercare di riniziare a riscrivere la storia della Juventus”.
Poi a te non piacciono le sfide facili…
“No assolutamente no. Poi essendo un grande lavoratore – io mi considero un grande lavoratore di campo – penso che arrivare ad inizio costruzione sicuramente ti dà grandi stimoli, grandi responsabilità, grandi difficoltà, però quando ci sarà poi la ricostruzione avremo sicuramente delle grandi gioie”.
Antonio, ti ricordi quando hai giocato a Tuglie?
“Sì, tanti tanti anni fa”.
Come è nata l’idea di gioco del 4-2-4, anche se in parte hai già risposto. Quando sei arrivato all’Arezzo credo…
“Sì, poi, ripeto, questi sono dei numeri, tante volte anche a livello giornalistico ci si diverte. Alla fine, però, è un 4-4-2, cambiano magari un po’ le distanze degli esterni, che sono un pochino più alti rispetto al 4-4-2. Per me è un 4-4-2, magari un po’ più offensivo, ma rimane di base quell’idea. E’ nata questa idea perchè quando ero all’Arezzo c’era la necessità di giocare per vincere, perchè dovevamo vincere in qualsiasi situazione. Infatti su 12 partite ne vincemmo 8, ne pareggiammo 2 e ne perdemmo 2, tra le quali quella con la Juve (ride). E’ nata poi dal fatto che, secondo me, a livello offensivo il quattro contro quattro è il modo migliore per mettere in difficoltà la difesa avversaria. Ci vogliono sicuramente degli equilibri, ci sono due fasi, la fase di possesso e la fase di non possesso, però io parto dal presupposto che quando sia ha voglia di correre tutti insieme e correre bene si può fare qualsiasi situazione che si vuole fare”.
Ma quando vi fanno fare il corso a Coverciano c’è una parte tattica con i numeri?
“E’ un po’ la tradizione italiana, noi siamo tradizionalmente, a livello concettuale, dei difensivisti, nel senso che anche quando fai i corsi i concetti che loro ti danno sono su come difendere con i vari moduli. la fase offensiva….sono idee che si….”.
Che si maturano successivamente…
“Sì, successivamente, e sono soprattutto idee singolari, nel senso che maturano singolarmente. Ecco perchè tante volte, quando proviamo certe situazioni, c’è la necessità di non farle vedere al pubblico, di non farle vedere al giornalista, proprio perchè sono situazioni singole, cioè singolari, dell’allenatore, che ha delle idee. E’ come se il pasticciere prepara una torta e mostra gli ingredienti. Gli ingredienti della famosa Coca Cola non sono mai stati detti. E neanche quelli della Nutella. Ci sono sempre stati surrogati”.
Molto probabilmente sarà l’ultimo anno del nostro grande Capitano. Tu lo conosci bene: la mia preghiera è che tu lo faccia giocare il più possibile perchè quando entra in campo lui si accende la luce.
“Quando si arriva in una grande squadra….io ho avuto la fortuna di starci da giocatore per 13 anni e a tante pressioni sono abituato da questo punto di vista. Questo mi ha aiutato tanto, perchè sicuramente arrivare in una grande squadra come la Juventus comporta comunque tante responsabilità. Con Alessandro ci ho giocato assieme e adesso ho l’onore di averlo come mio calciatore. Alessandro per me non sarà mai un problema, sotto nessun punto di vista, perchè è un giocatore che mi darà sempre una grossa mano, sia quando sarà chiamato a giocare dal 1° minuto, da 70°, dall’80° e in tutte le situazioni possibili. Ale è un calciatore sicuramente di grande qualità. Ci saranno i momenti in cui lo utilizzerò dall’inizio, altri in cui subentrerà dalla panchina. Ale è un giocatore di grande qualità e quando gioca può dire ancora tanto”.
Cosa provi quando i tifosi invocano il tuo nome?
“E’ sempre una grande gioia, una grande emozione”.
Dobbiamo però lanciare un messaggio. Il ritornello è sempre quello: “Senza di te non andremo lontano, Antonio Conte nostro Capitano”. Adesso però dobbiamo inventarcene una sull’allenatore…
“Sì, ma una sull’allenatore l’hanno fatta. Ma al di là di quello, sono contento che i tifosi inneggino il mio nome e sarò ancora più contento se i tifosi inneggeranno i nomi dei nostri calciatori, perchè mi faranno veramente molto felice”.
Quanto può incidere il nuovo stadio sulla nostra squadra? La vicinanza del pubblico e tutto il resto…
“Sicuramente il fatto della nuova casa è sicuramente un elemento importante e deve diventare determinante per noi juventini, per i tifosi. E’ inevitabile che uno stadio così, all’inglese, con la gente vicina ai calciatori, può diventare determinante se la gente…”.
Si comporta correttamente…
“Sì, a parte correttamente. Bisogna far diventare la nostra casa una bolgia, nel senso che bisogna stare molto vicini alla squadra ed incitarla in tutti i momenti, soprattutto nei momenti di difficoltà, perchè ci saranno momenti belli e momenti di difficoltà Soprattutto nei momenti di difficoltà bisogna far sentire la vicinanza alla propria squadra e la pressione sull’avversario. Se avverrà tutto questo penso che la nuova casa diventerà per noi determinante. E i nostri tifosi potranno farci guadagnare tanti punti”.
Hai sempre desiderato fare l’allenatore una volta smessi i panni di calciatore?
“Sì, ce l’avevo già in testa, sin da quando ero ragazzo. Quando giocavo nel Lecce mi divertivo ad allenare la squadra di mio fratello, della scuola, quindi comunque c’è sempre stata da parte mia questa propensione, il fatto di voler un giorno allenare. Infatti anche durante gli anni in cui ho avuto la fortuna di avere allenatori bravissimi come Lippi, Ancelotti, Sacchi, Trapattoni, Zoff – e non voglio dimenticare nessuno – annotavo sempre situazioni tattiche, comportamentali, di gestione, che mi sono ritrovato dopo”.
E’ bello avere le idee chiare, questo non sempre accade tra gli atleti..
“Debbo dire anche che tante volte, durante gli anni ti viene da dire: ‘Ma chi te l’ha fatto fare’ (ride). Perchè l’allenatore comunque subisce delle pressioni che sono veramente….delle volte torni a casa…. purtroppo hai la mente accesa 24 ore su 24 sulla squadra, su tante problematiche. Hai poco tempo da dedicare alla famiglia e tante volte capita in situazioni di delusione e di sconforto di dire: ‘Ma chi te l’ha fatto fare’. Dopo basta, passa il minuto e trovi subito energie vitali per affrontarle”.
Che cosa proverai nel vecchio “Delle Alpi” ricostruito?
“Grande emozione. Ripeto, sto provando delle emozioni importanti, sempre”.
Non c’è un po’ di “déjà-vu” ogni tanto?
Sì, ogni tanto ritorni indietro. Come quando siamo stati a Villar Perosa, siamo andati nella Villa dove l’Avvocato arrivava con l’elicottero. Sono tante situazioni emozionanti che ti riportano indietro a vent’anni fa. Il Delle Alpi è stato teatro di grandi successi, di grandi vittorie per noi. Ci auguriamo di porre delle basi solide quest’anno. Come dico, ci vorrà un po’ di pazienza, però l’importante è che tutti gli elementi siano al posto giusto. In questo momento gli elementi ci sono, bisogna lavorare, bisogna avere la pazienza di costruire per poi iniziare ad abitare nella nuova casa”.
Antonio, ti auguro un in bocca al lupo, ma lo schema non mi piace più di tanto…
“Non è un problema, io penso che ognuno debba avere la propria opinione. Il calcio è bello perchè fa parlare tutti indistintamente. Io penso che il lavoro sia sempre galantuomo, sotto tutti i punti di vista”.
Il giocatore Conte sarebbe stato un buon interprete del 4-2-4 o avresti consigliato a Marotta di venderlo?
“Potevo essere uno dei due centrocampisti centrali, in un 4-2-3-1, dietro la punta”.
Bene, ringraziamo Antonio Conte: un in bocca al lupo di cuore.
“Grazie a voi, crepi”.
Fonte: TuttoJuve.com