Juve, Vidal: «Futuro? Dovrò parlare con Allegri»

Arturo Vidal © foto di Daniele Buffa/Image Sport da TuttoJuve.com
Arturo Vidal © foto di Daniele Buffa/Image Sport da TuttoJuve.com

Arturo Vidal. Il centrocampista bianconero ha parlato dal Cile (dove ha inaugurato il centro sportivo Club Chicureo) del suo futuro senza dare certezza ai tifosi della Juve: «Ora non posso dire niente – le sue parole a ‘La Cuarta’ -, non posso dire se il mio ciclo alla Juve sia finito. Ho sentito dell’interesse del Real e dello United ma è il mio procuratore ad occuparsi di queste cose. Finite le vacanze parlerò con il nuovo tecnico. Se resto, continuerò a lavorare bene».

Fonte: Tuttosport.com

Torino, ufficiale l’acquisto di Quagliarella

QuagliarellaTORINO – Il Torino ha ufficializzato l’acquisto di Fabio Quagliarella dalla Juventus. Firmato un contratto triennale. Al club bianconero vanno 3 milioni di euro. Ecco la nota apparsa sul sito della società granata: «Il Torino Football Club è lieto di comunicare di aver acquisito a titolo definitivo dalla Juventus FC il diritto alle prestazioni sportive del calciatore Fabio Quagliarella».

IL GIOCATORE – Quagliarella commenta entusiasta la notizia del suo trasferimento: «Da oggi – si legge sul suo profilo twitter – ri-inizia un nuovo capitolo con la maglia del Toro!»

Fonte: Tuttosport.com

C’è poco da stare Allegri

Antonio ConteSi lo so la battuta è scontata ma se non fosse per la fiducia in questa gestione Agnelli-Marotta di certo vedere un “vincente” Allegri sulla panchina della Juve e vedere partire Antonio Conte fa un certo effetto.

In questa giornata abbiamo visto andare via un allenatore che è uno dei pochi a riuscire a dare veramente qualcosa in più alla squadra, a infondere continua grinta ai giocatori. Al suo posto? Un allenatore normale che è stato battuto da Conte con una squadra che quell’anno era forse meno forte del suo Milan. “C’è poco da stare allegri” è una battuta che ricorre spesso negli stati facebook dei tifosi bianconeri ma sembra essere la pesante verità che ci lascia questo abbandono.

Come se non bastasse vediamo impantanata la trattativa per Morata ed Evrà e ci troviamo Iturbe alla Roma. Con un mercato che sembrava prendere il volo con tre grandi acquisti e invece ora lo vediamo bloccato che deve ancora decollare.

Come possiamo strappare un sorriso? Gli anni di successi coincidono non solo con l’arrivo di Antonio Conte, sicuramente determinante, ma con l’arrivo del duo Agnelli-Marotta. Visto come hanno trasformato questa Juve (anche con la scelta del capitano condottiero) da una squadra da settimo posto, a regina incontrastata del campionato italiano un certo credito lo hanno ottenuto. Ora le rivali sembra che si stiano rafforzando e la Juve sembra abbastanza ferma, ma forse c’è bisogno di attendere ancora cosa potrà fare uscire dal cilindro il mago Marotta. Direi che almeno un briciolo di fiducia la merita.

D’altronde l’abbandono di Conte non fa grande onore al nostro condottiero. Da ringraziare per carità, ha dato un bellissimo volto a questa Juve, l’ha plasmata come nessun altro avrebbe fatto. Ma lasciare una squadra a inizio preparazione non è proprio da innamorato e tifoso. Ancora di più se fosse andato via a causa del mercato. Un allenatore che ama una squadra se ne va se questa non ha tanti soldi da investire? O non riesce a portare i giocatori che vuole? Marotta dice che non è il mercato il motivo dell’abbandono del condottiero Antonio. Lo spero, però in ogni caso poteva svegliarsi prima se veramente erano finiti gli stimoli invece di lasciare la Juve nel bel mezzo del mercato.

Ora? Non vi nego che come molti un po’ di tristezza nell’immaginarsi una panchina senza Conte che grida, senza quella fiducia ormai consolidata in lui e nelle sue scelte. Una panchina con un Allegri che non mi è mai piaciuto, (mi è sempre sembrato un allenatore normale) e che non è un pozzo di simpatia (come scordarsi le polemiche sul gol di Muntari) mi mette veramente tristezza. Però la fiducia in chi fino ad ora ha fatto bene il suo lavoro non può mancare, e poi non sempre gli allenatori antipatici poi non vincono. Su non mi verrete a dire che Capello era uno simpatico? Speriamo nel meglio e a questo punto appoggiamo il nostro nuovo allenatore e stiamo Allegri.

Antonio si è dimesso

Antonio ConteLa Juventus, attraverso il sito ufficiale, ha comunicato la risoluzione del contratto con il tecnico Antonio Conte. Il presidente bianconero Andrea Agnelli lo ha ringraziato con una lettera aperta:

Caro Antonio,

Sei stato un grande condottiero per i nostri ragazzi e la notizia di oggi mi rattrista enormemente.

Penso ai tre anni trascorsi insieme, tre anni che ci hanno portato a scrivere la storia di questa Società: tre scudetti consecutivi, due Supercoppe italiane, ma sopratutto un percorso di crescita esponenziale.

Ma di fronte ai sentimenti e alle ragioni personali anche un Presidente deve fare un passo indietro.
Sono passati oggi solamente due mesi dall’ultima grande vittoria e la Juventus deve continuare il suo percorso. Si riparte da zero. Da zero punti in classifica, come gli altri, e da zero vittorie.

Ma questa società è dotata oggi di un gruppo dirigente giovane, preparato e coeso che in questi anni ha saputo trovare l’ambizione e la determinazione per conquistare ogni traguardo.

La Juventus riparte da un gruppo di atleti di grande talento e professionalità, che saprà mettersi a disposizione del nuovo tecnico per continuare a scrivere il presente e il futuro. Alla storia dei colori bianconeri hai contribuito anche tu e so che, qualunque scelta tu faccia, la notizia di una vittoria juventina ti strapperà sempre un sorriso.

Beppe, Fabio, Pavel ed io, insieme con tutti i giocatori, i dirigenti e i dipendenti continueremo a lavorare giorno e notte perché questo è ciò che meritano i tifosi juventini, che merita la Juventus. E chi ci lavora sa di dover essere ogni minuto all’altezza di questa grande società.

Grazie di tutto Antonio.

Fino alla fine…

POTENZA DI FUOCO 2014-15: IL MERCATO PIÙ DELICATO

marottaNon è facile il mercato della Juve di quest’anno. Le scelte fatte lo scorso anno, rivelatesi eccellenti dal punto di vista sportivo, hanno di fatto rimandato di un anno – e ingrandito – il problema di raggiungere un equilibrio economico sostenibile. A differenza dell’anno scorso però, il problema quest’anno non è più rimandabile. Succede questo: un anno fa, cioè a giugno 2013 – la Juve ha un patrimonio di 50 milioni scarsi. È quello che è rimasto dell’ultimo aumento di capitale del 2011 al netto delle perdite accumulate. Questa cifra è – sostanzialmente – il massimo livello di perdite che potevano ancora essere sostenute prima di iniziare a fare utili o prima di essere costretti a fare un altro aumento di capitale. Ora, il conto economico di una società di calcio è relativamente semplice. La Juve, attualmente, escludendo la Champions, ha ricavi ricorrenti (cioè contrattualizzati o comunque prevedibili) di circa 210 milioni. Una quarantina dallo stadio, una cinquantina dagli sponsor, un centinaio dai diritti TV italiani e una ventina da altro (museo, iniziative commerciali etc.). Con la Champions diventano fra i 250 e i 270, a seconda dei risultati che si raggiungono. Siccome ha costi non legati alla gestione calciatori di circa 90 milioni, il conto è presto fatto: per essere in equilibrio la gestione calciatori, la famosa “potenza di fuoco” (stipendi + ammortamenti – plusvalenze) , deve rimanere fra i 160 e i 180 milioni, a seconda di come va la Champions. Non rispettarla significa perdere soldi, e perdere soldi significa ridurre il patrimonio, e ridurre il patrimonio è possibile finchè ce n’è, perché un patrimonio negativo non è permesso. Si può, ovviamente, fare un nuovo aumento di capitale, ma lì bisognerebbe conoscere la volontà degli azionisti e comunque ci si scontrerebbe con le regole del fair play finanziario, che limita fortemente il ricorso a nuovo capitale.

C’è poi un altro aspetto importante di cui tener conto e cioè la composizione di questa “potenza di fuoco”, in quanto dentro questo calderone ci finiscono due componenti di costo ricorrenti (ammortamenti e stipendi) e una componente di ricavo una tantum (plusvalenze). Se non si fa mercato i primi si ripeteranno anche l’anno successivo (a meno di scadenze di contratti), mentre le plusvalenze no, bisogna rifarle. Una situazione di equilibrio sostenibile richiederebbe pertanto non solo di rimanere entro i limiti della “potenza di fuoco”, ma anche di rimanerci con un contributo delle plusvalenze il più basso possibile, altrimenti si rischia di dover rincorrere ogni anno il risultato con nuove plusvalenze. Non significa ovviamente che le plusvalenze siano un male, anzi, ma sarebbe bene che non fossero utilizzate per coprire un livello di stipendi e ammortamenti insostenibile per i ricavi della società. Posso essere in equilibrio sull’anno sia con zero plusvalenze e stipendi più ammortamenti di 170 milioni, che con 30 milioni di plusvalenze e 200 milioni di stipendi e ammortamenti. Nel secondo caso però, a differenza del primo, inizio l’anno successivo con una prospettiva di perdere 30 milioni, a meno di nuove cessioni con plusvalenza e/o riduzione del monte stipendi e degli ammortamenti.

Questa premessa era necessaria perché la Juve quest’anno, da questo punto di vista, non si trova nella situazione più rosea. Un anno fa, infatti, quando si trovava con i 50 milioni scarsi di patrimonio, aveva un ricorrente di costi per calciatori (stipendi e ammortamenti) di circa 200 milioni. L’obiettivo, per avvicinarsi anche solo gradualmente a una situazione di equilibrio, sarebbe dovuto essere ridurre o quantomeno non aumentare la cifra e, con un po’ di plusvalenze, minimizzare le perdite. Minimizzarle, non necessariamente annullarle, perché all’orizzonte, fra un anno, c’è un cambiamento sostanziale nel conto economico della Juve, perché entra il nuovo sponsor tecnico (Adidas, già contrattualizzato, porterà circa 15 milioni di ricavi in più) e il nuovo sponsor di maglia, ancora da negoziare. Entreranno i nuovi diritti TV della serie A che – terminata un’asta poco edificante – dovrebbero aumentare significativamente. E anche i diritti della Champions, nella speranza di parteciparvi nuovamente, dovrebbero aumentare, vista l’offerta record di Mediaset per il triennio che inizia nel 2015/16 (una grande componente dei ricavi da Champions – il cosiddetto market pool – è infatti legata a quanto speso dalle emittenti del proprio paese per acquistare i diritti). Se tutto va bene si potrebbe arrivare, con una buona Champions, a superare i 300 milioni di ricavi, con un livello sostenibile di stipendi e ammortamenti di oltre 200. Ma questo, appunto, fra un anno.

Nel frattempo bisognava (bisognava nel senso a partire dallo scorso anno) farsi bastare i 50 milioni residui di patrimonio per l’anno appena concluso e quello che sta per iniziare. Ma le scelte dell’anno scorso sono state del tipo: vabbè, quest’anno non pensiamoci, sistemiamo poi l’anno prossimo. Che non è assolutamente una scelta sbagliata, sia chiaro, solo che ora bisogna affrontarla. Si è privilegiato un rafforzamento della rosa relativamente sicuro rispetto ad iniziare un percorso di sostenibilità. Se a molti può essere sembrato un mercato poco oneroso, in quanto gli investimenti in cartellini sono stati limitati, in realtà non è così. Tevez, Llorente, Ogbonna e il riscatto di Asamoah. Fuori Matri, Giaccherini, mezzo Marrone. Poi il rinnovo di Vidal. La rosa non è stata ringiovanita e gli stipendi sono notevolmente aumentati. Stipendi e ammortamenti dovrebbero essersi aggirati sui 220 milioni (contro i 200 dell’anno prima), le cessioni (le tre citate prima più qualche cessione di comproprietà di giovani) hanno portato 20 milioni di plusvalenze. Saldo “potenza di fuoco”: 200 milioni. La Champions come sappiamo non è andata bene, quindi ci potevamo permettere 160 circa, poco più. Risultato: fra i 30 e i 40 milioni di perdite, patrimonio quasi annullato. E se arriviamo da 30 milioni di perdite con 20 di plusvalenze, significa che prima di iniziare il mercato partiamo con una prospettiva per l’anno che inizia di 50 milioni di perdite. Ma di perdite abbiamo detto che non possiamo più averne, se non minime, perché il patrimonio è pressochè annullato, e quindi questi 50 milioni bisogna recuperarli. La potenza di fuoco “netta”, cioè stipendi + ammortamenti – plusvalenze, non dovrà superare 170 milioni, ma il punto di partenza – quello a bocce ferme, mantenendo semplicemente la rosa dello scorso anno con i contratti esistenti – è 220. Questo proiettando i dati che abbiamo fino a marzo, visto che il bilancio di fine anno non è ancora disponibile. È possibile che i dati effettivi saranno migliori, e quindi il problema da risolvere più piccolo. E ovviamente non tutto deve necessariamente essere fatto in questa sessione di mercato, visto che esiste anche il mercato di gennaio, quando si saprà come è andato il girone di Champions e quindi il calcolo di quanto serve potrà essere più preciso. Ma il concetto rimane, e cioè che in questo mercato bisogna recuperare risorse. Risorse che si prendono da plusvalenze ed eventuale riduzione di stipendi e ammortamenti. Le tre componenti sono strettamente legate fra di loro, quindi l’analisi è complicata. Ogni giocatore che vendo ha un impatto in termini di stipendio risparmiato ed ammortamenti eliminati. Se lo vendo a un prezzo superiore al mio valore residuo (cioè il suo costo di acquisizione meno la parte già ammortizzata), ottengo anche una plusvalenza. Ma se è un giocatore della prima squadra lo devo sostituire con un altro, che avrà a sua volta un suo stipendio e un suo ammortamento, che dipenderà non solo dal prezzo pagato ma anche dalla sua durata contrattuale, e quindi dalla sua età. Poi ci sono eventuali prolungamenti di contratto, che permettono di spalmare il valore residuo di un giocatore su più anni, e quindi ridurre l’ammortamento. Le combinazioni possibili sono infinite, però una cosa è certa: siccome ridurre significativamente il monte stipendi e ammortamenti è difficile a meno di un ridimensionamento della rosa, questo sarà necessariamente un mercato di plusvalenze.

L’inizio, da questo punto di vista, è stato ottimo. Fra Immobile, Zaza, Peluso, Vucinic e qualche comproprietà minore sono stati portati a casa circa 20 milioni di plusvalenze, senza toccare pezzi chiave della prima squadra. Ne servono però altre, difficile dire quante perché, come detto, non abbiamo i dati definitivi dell’anno concluso e perché in parte potranno essere realizzate nel mercato di gennaio. Però mi aspetto cifre ancora importanti. Se saranno bravi ne otterranno un po’ da Quagliarella, Motta, De Ceglie e altri del vastissimo parco giocatori in prestito, ma realisticamente non basteranno. Se si vuole, come mi auguro, trattenere sia Vidal che Pogba (la cessione di uno dei due risolverebbe chiaramente il problema in un colpo solo), bisognerà comunque cedere uno o più pezzi di valore, possibilmente fra quelli che, pur avendo mercato, non sono considerati parte centrale del progetto tecnico. Ognuno può individuare le cessioni che meglio sopporterebbe, ma personalmente credo che il profilo ideale sia quello di Llorente. Ha un valore di carico bassissimo, e quindi il prezzo di cessione sarebbe pressochè tutta plusvalenza, uno stipendio altissimo che verrebbe liberato, un ruolo in prospettiva non da titolare fisso e un valore di mercato che, vista l’ottima stagione da cui viene e l’età che ha, non sarà presumibilmente replicabile nei prossimi anni. Oppure ci sarebbe Bonucci, che potrebbe essere anche lui non al centro del progetto tecnico in caso di passaggio a una difesa a quattro. Lichsteiner, che sembra stia facendo qualche bega sul rinnovo e potrebbe avere buone richieste. Giovinco, anche se forse la sua valutazione oggi non sarebbe altissima. Insomma soluzioni ce ne sono, anche senza intervenire sulla struttura portante della squadra, ma necessariamente qualche sacrificio andrà fatto. Magari solo Llorente insieme a qualche giocatore minore, oppure una combinazione di due degli altri.

Ma attenzione, le plusvalenze generate da questi sacrifici non servono per finanziare gli acquisti, ma semplicemente per coprire il “buco” di partenza. Se ipotizziamo di ottenere, fra quelle già generate e qualcuna di quelle ipotizzate, fra i 30 e i 40 di milioni di plusvalenze (rimandando a gennaio eventuali necessità ulteriori), il mercato in entrata si può fare “riutilizzando” gli stipendi e gli ammortamenti liberati dalle cessioni. Un esempio che può aiutare a capire è quanto si legge sull’eventuale acquisto di Iturbe. 25 milioni + bonus, il più onersono della gestione Agnelli. In molti stanno ipotizzando che un acquisto così caro implichi necessariamente una cessione eccellente, visto che di soldi ce ne sono pochi. Non è vero. Le cessioni importanti abbiamo visto che ci servono per coprire il “buco” iniziale, ma l’acquisto di Iturbe sarebbe coperto banalmente dalla cessione di Vucinic. Il conto è questo: Vucinic, comprato a 15 milioni con 4 anni di contratto, aveva un ammortamento di quasi 4 milioni all’anno e uno stipendio presumibilmente (non ci sono purtroppo fonti ufficiali sugli stipendi) di oltre 2,5 milioni netti (5 lordi). La sua cessione, oltre a dare un piccolo contributo alle plusvalenze di cui abbiamo bisogno, ha pertanto liberato circa 9 milioni. Se a Iturbe, come si legge in giro, venisse fatto un contratto quinquennale a 1,5 milioni netti (3 lordi) il suo costo annuale sarà di 8 milioni (5 di ammortamento e 3 di stipendio lordo). Nessun incremento dei costi, addirittura forse un leggero guadagno. Che sia o meno Iturbe, questo tipo di operazioni è, a mio avviso, quello che deve fare la Juve. È evidente, come dicono in molti, che l’ideale è scoprire il talento prima che costi 25 milioni. La Juve lo ha fatto con Pogba, con Berardi (seppur solo per la metà), fa un nuovo tentativo quest’anno con Coman. Ma 25 milioni, se utilizzati per un giocatore giovane con richiesta di stipendio contenuta, non sono assolutamente troppi, sono ampiamente sostenibili. Avrebbero, per dire, lo stesso impatto di Evra, se è vero lo stipendio di 3,5 milioni netti di cui si parla (7 lordi), che viene invece considerato quasi gratis per via del costo bassissimo del cartellino. Senza entrare nei conti di ciascuna operazione, gli acquisti fatti (riscatti di Isla e Marrone) e quelli di cui si sta parlando (Iturbe, Evra, Morata) potrebbero essere coperti dalle risorse liberate dalle uscite già fatte (Vucinic, Peluso) e quelle ipotizzate (Quagliarella e, in questo esempio, Llorente). Con altre cessioni minori (Motta, De Ceglie etc) e qualche prolungamento di contratto (Giovinco e Lichsteiner se non vengono ceduti, ma anche Caceres e lo stesso Tevez) si troverebbero altre risorse importanti da investire per il nuovo contratto di Pogba e per qualche altro acquisto. Si riuscisse a vendere Isla al suo valore di carico (circa 10 milioni) si potrebbe coprire l’acquisto di un giovane da 18 milioni, se non comporta un aumento di stipendio. Gli esempi, ovviamente, sono infiniti, ma la sintesi è questa: servono tante plusvalenze per colmare un “buco” di partenza, a prescindere dal mercato in entrata. In questo senso il sacrificio di Immobile è stato necessario e sarà presumibilmente necessaria almeno un’altra partenza importante, ma non per forza Pogba o Vidal.

Risolto questo “problema”, acquisti, anche di valore, se ne possono fare, purchè delle tipologie di cui si parla, e cioè giovani con stipendio contenuto per cui si può pagare anche un prezzo elevato (Iturbe, Morata) o esperti dallo stipendio alto ma dal prezzo irrisorio (Evra). Inoltre, l’inserimento in rosa di giocatori dall’impatto sul conto economico molto contenuto (tipo Marrone e Coman) permettono di liberare risorse per altre caselle. Quello che eviterei è di aumentare ulteriormente il livello di stipendi e ammortamenti finanziandolo con altre plusvalenze, per evitare di ritrovarci l’anno prossimo a dover reinseguire il risultato con nuove plusvalenze nonostante l’incremento di ricavi previsto.

Questo appena iniziato è probabilmente il mercato più difficile dell’era Agnelli, perché i paletti questa volta sono stringenti e non si possono evitare o spostare. Ha il vantaggio di arrivare dopo tre anni di vittorie e con diversi giocatori che suscitano conseguentemente interesse. Uscirne fuori con la struttura portante della squadra pressochè inalterata, con i pezzi pregiati contrattualmente blindati e con alcuni inserimenti di potenziale grande valore, seppur da verificare, sarebbe a mio avviso un ottimo risultato. Se le cose andassero bene, e i giocatori su cui si scommette si rivelassero effettivamente di valore, puoi fare un’altra grande stagione e soprattutto presentarti al prossimo mercato estivo con la forza di una grande squadra, in termini di valore della rosa e di risorse a disposizione. Dovessero andar male non hai compromesso nulla per gli anni a venire. Vedremo, l’inizio di questo mercato fa ben sperare, ma di lavoro da fare ce n’è ancora molto e per niente facile. Se sarà fatto bene credo che potrà costituire la base di una grande squadra sostenibile negli anni. È l’anno più delicato, e in quanto tale va gestito nel migliore dei modi.

di Daniele Scarinci

Fonte: Juventibus.com

BRASILE MIO, SAPESSI QUANTO TI INVIDIO

massimozampiniQualche settimana fa avevamo commentato le prime reazioni (leggi qui) all’esordio del Brasile nei Mondiali disputati in casa.  La vittoria per 3-1 contro i croati non aveva convinto tanti osservatori, e in particolare i milioni di tifosi dietrologi italiani (dal direttore di Rai Uno all’ultimo avventore di un bar), per i quali il rigore assegnato alla squadra ospitante era il chiaro segnale che le cose dovessero andare in un certo modo, per ragioni sportive, ma anche sociali e politiche, si sa, dai… insomma ci siamo capiti, deve vincere il Brasile.

Spiace dirlo, ma anche diversi tifosi juventini hanno cominciato ad alimentare sospetti: in Italia no, ma ai Mondiali sì, lì favoriscono qualcuno. La tesi è davvero troppo debole, difficile da difendere anche per un tifoso come me: se alcuni tornei vengono decisi dal mitico (e da noi tanto deriso) Palazzo, perché in Italia no? Ovviamente, invece, il Mondiale, così come il Campionato, lo vince chi lo merita, la più forte, magari la più fortunata. Non certo chi decide il leggendario Palazzo.

Ecco, ora hanno il Cile agli ottavi. Attenti cileni, arrivano i regali. Ovviamente, nulla di nulla: semmai, un gol annullato a Hulk per stop tra il petto e il braccio. Al contrario, superfluo evidenziarlo, sarebbe l’ennesimo scandalo, la prova provata di quanto già era evidente; così, invece, niente da sottolineare. Si finisce ai rigori: vincono i padroni di casa dopo quasi tre ore di grande sofferenza, e alcun aiuto esterno.

Quarti di finale, sfida alla Colombia: poveri colombiani, vittime predestinate di disegni superiori e ostili. Il Brasile gioca bene, vince 2-1, e anche qui l’arbitro non decide nulla. Anzi: il duro fallo di Zuniga che costa l’infortunio a Neymar non vale neanche un giallo, mentre un tentativo di Thiago Silva di non fare rinviare il portiere viene punito con l’ammonizione e la conseguente squalifica. Blatter distratto, si capisce.

Ora li risarciranno: in semifinale con la Germania, ecco che viene infatti inviato il killer Moreno, quello che ha fatto uscire l’Italia (ovvio, no?) e viene premiato con una partita così importante. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei e sette gol. Tedeschi. In mezzo, i brasiliani chiedono (immotivatamente, per disperazione più che per reale convinzione) due o tre calci di rigore, ma non vengono mai accontentati, neanche per consolazione.

Brasile a casa, che poi in fondo ci era già. Ha vinto la più forte, quella che ha meritato, ci ha creduto di più, non si è lagnata delle assenze (vedi Reus), è stata attenta e concentrata per novanta minuti. Era più forte, tranquilla, sentiva meno la pressione, eccetera eccetera.

Ancora una volta, per l’ultima volta: il calcio è semplice, bellissimo, a volte anche imprevedibile. Si può vincere contro i più forti, perdere contro squadre più deboli ma più concentrate, o che corrono di più, o più spensierate.

Ma non è roba per dietrologi falliti.  Che, incredibile a dirsi, anche oggi ostentano tracotanza: “il Brasile era troppo scarso per vincere, dai, si è sempre saputo”.

Caro Brasile, eccoti un motivo di consolazione: tu non devi sorbirteli più, mentre noi ripartiamo tra un mese, a sentirli lagnarsi di squadre che si scansano, ammonizioni scelte dal Palazzo e così via.

Non sei ridotto poi così male, Brasile mio, fidati di me.

di Massimo Zampini

Fonte: Juventinibus.com

Ufficiale: Juventus, dal Lyngby ecco il gioiellino Curovic

curovicLa Juventus ha ufficializzato l’acquisto di Adnan Curovic dal Lyngby. Si tratta di un difensore centrale classe 1998 che lo scorso inverno è stato a lungo in prova con il club bianconero, il quale ha dunque deciso di tesserarlo. Il gioiellino danese giocherà nella formazione degli Allievi Nazionali.

Alfredopedulla.com

UFFICIALE: Marrone torna alla Juve, Peluso al Sassuolo. I dettagli

Luca Marrone
Luca Marrone

Marrone torna alla Juventus e Federico Peluso va al Sassuolo. Tutto come previsto. La società bianconera ha ufficializzato la doppia operazione con il club emiliano: “La Juventus ha perfezionato con il Sassuolo due accordi, relativi a Luca Marrone e Federico Peluso: La risoluzione a proprio favore dell’accordo di partecipazione relativo al diritto alle prestazioni sportive del calciatore Luca Marrone – recita la nota del club juventino -. Il corrispettivo per la risoluzione è stato fissato in € 5 milioni pagabili in tre anni. Juventus ha sottoscritto con lo stesso calciatore un contratto di prestazione sportiva quinquennale. La cessione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Federico Peluso per un importo di € 4,5 milioni pagabili in tre anni. Tale operazione genera un effetto economico positivo di circa € 1 milione”.

Fonte: TuttoJuve.com

Kingsley Coman è della Juve

Stamani la Juventus ha depositato presso la Lega Serie A il contratto relativo all’ingaggio di Kingsley Coman. Il centrocampista offensivo, classe ’96, arriva in bianconero a parametro zero dopo essere stato tesserato, nella scorsa stagione, dal Paris Saint-Germain, società con la quale ha collezionato tre presenze.

Manca ancora il comunicato sul sito ufficiale della Juventus, ma l’ingaggio di Coman, promettente centrocampista offensivo, rientra tra le operazioni di investimento in giovani talenti effettuate nelle ultime stagioni dalla società bianconera.

L’arrivo di maggior rilievo negli ultimi anni è stato, senza dubbio, quello diPaul Pogba e la società juventina spera, con Coman, di aver fatto un altro ottimo affare; le premesse sono certamente buone, anche se difficilmente il nuovo arrivato potrà avere da subito l’impatto che ha avuto il nazionale francese sul nostro campionato.

Fonte: Mondopallone.it