
L’intervista a Marotta era molto attesa e non può che iniziare con la risposta su Pazzini: «Con Pazzini ho un rapporto di grande affetto e stima professionale. C’è stato l’interessamento velocissimo dell’Inter che ha fatto un investimento importante. Noi non eravamo nelle condizioni di poter fare quello sforzo economico». Poi continua a parlare del mercato «Questo è un anno di grande difficoltà economica per la società, la perdita di bilancio sarà consistente. Purtroppo siamo stati sfortunati per gli infortuni contemporanei in attacco. A gennaio il colpo a sensazione è da escludere, anche se restiamo attenti sul mercato soprattutto per quanto riguarda l’attacco. Quagliarella e Aquilani? Siamo intenzionati a riscattarli, ma la cifra fissata è sempre trattabile».
Marotta poi difende il lavoro di Del Neri e chiede un po’ di pazienza ai tifosi: «Abbiamo un gruppo con un gestore che merita fiducia. Del Neri è in grado di valorizzare le risorse al massimo le risorse che la società è riuscita a mettere a disposizione».
Prosegue Marotta scagliando anche qualche frecciatina a chi troppo facilmente critica “Un gruppo che fa parte di un rinnovamento. Un rinnovamento che ha portato numerosissimi calciatori. Qualcuno, qualche critico saccente, diceva che sarebbe stato meglio prendere meno giocatori, più di qualità; ma in realtà vediamo oggi come una rosa, sia pur discretamente numerosa, fatta di 22 elementi, non è sufficiente a rispondere alle continue situazioni che sono generate da infortuni e squalifiche. Quindi è evidente che noi sapevamo benissimo che questo era un anno in cui dovevamo mettere le basi degli impianti, per poi agire nella qualità” tanti i critici che hanno avanzato questo problema, ma questa frase “qualche critico saccente, diceva che sarebbe stato meglio prendere meno giocatori, più di qualità” non si riferisce forse a chi più di tutti ha gridato questo sin dall’inizio? Non è una critica a Luciano Moggi che sin dalla fine del calciomercato juventino aveva detto che ci volevano meno acquisti con più qualità?. Poi il direttore sportivo bianconero prende come esempio Inter, Roma e Milan, hanno costruito la loro squadra negli anni “E’ esattamente quello che hanno fatto altri fenomeni sportivi, mi riferisco a squadre che in questo momento sono davanti a noi: l’Inter, la Roma, il Milan, hanno impiegato tempo; prima hanno agito in quantità e poi hanno messo innesti di qualità. Dunque è scontato che nel calcio ci vuole tempo, ci vuole programmazione per ottenere dei risultati. Certamente quando si partecipa a una competizione è obbligatorio credere di vincere sempre, ma siccome il calcio è un prodotto congiunto, dove accanto a 19 sconfitte, a 19 perdenti, c’è un vincitore, bisogna anche confrontarsi con i valori degli altri. Sappiamo che noi le difficoltà le abbiamo avute e la qualità sicuramente non è eccelsa; miglioreremo, dobbiamo migliorarci, ma oggi abbiamo sicuramente con grande orgoglio una caratteristica: siamo possessori di una cultura del lavoro; è questo è un aspetto che caratterizza tutte le attività imprenditoriali. Se vogliamo vedere il calcio non solo come un fenomeno sociale o come un fenomeno sportivo, ma anche come un fenomeno chiamiamolo imprenditoriale, abbiamo delle idee molto chiare, abbiamo dei profili umani di competenza e di professionalità all’interno. Questo è quello che io posso aggiungere per rispondere assolutissimamente a qualsiasi altra vostra domanda”.
Farete qualche altro colpo in queste ultime ore di mercato?
“Io mi rifaccio al concetto che ha espresso il Presidente, che è un concetto di carattere economico. Quest’anno è un anno di grande difficoltà economica per la società. Noi sapevamo già che questo mercato di riparazione non doveva portare sorprese di carattere economico, perchè la perdita, come ha detto il presidente, sarà abbastanza consistente. Oltretutto le opportunità che questo mercato offriva, offre e offrirà in queste ultime 48 ore saranno magari particolari, ma non sempre ricche di significato e di concretezza tale da poter dire ‘portiamo un giocatore che aumenta il livello qualitativo di questo gruppo. Siamo stati un po’ caratterizzati e sfortunati perchè in un settore che è nevralgico, quello offensivo, abbiamo dovuto fare a meno di diversi giocatori in contemporanea. E se ricordiamo anche che addirittura la situazione sfruttata velocissimamente, quella di Toni, ha portato un infortunio – e sottolineo traumatico – dello stesso calciatore significa che siamo alle prese con una situazione davvero imprevedibile, che è un altro aggettivo di questo mondo. L’imprevedibilità caratterizza il mondo del calcio; un palo colpito invece di buttare la palla in rete genera la partecipazione alla Champions o no e anche un infortunio può pesare molto. Ma il fatto di registrare da qua a fine mercato un colpo a sensazione credo che sia da escludere. C’è comunque da stare attenti e vedere se in queste 48 ore esisteranno delle opportunità che possono dare un incremento a quello che è un momento particolarmente difficile in un settore particolare che è quello dell’attacco”.
“No, ma parliamo di Pazzini perchè tutti hanno messo in risalto questa mancata acquisizione del giocatore. Con Pazzini io tra l’altro ho un rapporto di grande affetto, avendolo avuto, ancor prima della Sampdoria, nelle giovanili dell’Atalanta; siglammo il suo primo contratto da professionista quando lui era un Primavera, un Allievo; quindi c’è un rapporto di affetto, grande stima dal punto di vista professionale per le qualità che ha. C’è stato questo interessamento repentino, velocissimo da parte dell’Inter che ha comunque fatto un investimento importante. Noi, come abbiamo evidenziato prima, non è che non eravamo o non siamo nella condizione…Avevamo un programma che andava rispettato. E quindi significa in sostanza che su Pazzini non potevamo arrivare come è arrivata l’Inter. Del resto, la Sampdoria, ha fatto giustamente le sue considerazioni economiche e quindi ha tratto la valutazione finale di accettare la proposta dell’Inter. Io credo comunque che Pazzini, con tutto il rispetto e il bene che gli voglio, sia un episodio di un’attività calcistica, di un’attività imprenditoriale, che però non può determinare assolutissimamente quello che sarà l’esito finale di un’annata calcistica. Anche se sottolineo il grande valore e la grande utilità che ci poteva garantire. La speranza, parallela, da parte mia, da parte nostra, è di poter recuperare le forze che abbiamo a disposizione. E sono forze che non rappresentano solo il patrimonio della società, ma comunque nel corso di questi anni hanno dimostrato di avere e di possedere un grande valore tecnico”.
Alla luce degli ultimi due anni contrassegnati da tanti infortuni, variegati nella loro natura, non pensa che parlare di questo problema non sia quasi un’aggravante, non un alibi? Cioè, situazione è identica a quella degli anni passati…
“E’ molto diversa, perchè la statistica dice che di questi infortuni l’80% sono di carattere traumatico“.
Gli ultimi quattro no…
“Gli ultimi quattro…per esempio?“.
No, gli ultimi tre. Pepe, Amauri e Motta…
“Ci riferiamo a situazioni di mercoledì scorso e sono fortunatamente infortuni a brevissimo recupero. Se parliamo di affaticamento è una cosa… L’infortunio da strappo muscolare, che pregiudica l’attività per dei mesi, non riguarda questi tre soggetti. Riferendoci invece ad una valutazione più ampia abbiamo l’80% di casistica che è rappresentato da infortuni traumatici. Non a caso, per quanto visto personalmente nella mia carriera – e lo ha evidenziato anche il Presidente – la rottura della rotula penso sia un caso che capita una volta ogni cento infortuni; rottura dei legamenti, rottura dei setti nasali, ernie…abbiamo avuto situazioni molto imprevedibili. Poi è logico che gli infortuni capitano alla Juventus, capitano al Milan e capitano agli altri, però evidentemente bisogna tenerne conto“.
Marotta, lei ha un approccio molto ragionato nei confronti del calcio. In questo senso, quanto era stata messa in preventivo una prima parte di stagione altalenante? Percentualmente ci può essere un tasso di crescita netta tra la prima parte della stagione e la seconda?
“Le certezze che avevamo all’inizio e che avevo io come responsabile dell’area sportiva erano dettate dal fatto che Delneri era un pilota molto molto affidabile, dal punto di vista della competenza e della cultura del lavoro. Abbiamo assemblato un gruppo di giocatori che si sono assemblati con i giocatori che erano già precedentemente tesserati e che devo dire sino ad oggi hanno dimostrato grande professionalità. Noi non ci sentiamo di rimproverare nessuno, dei vecchi e dei nuovi, sulla professionalità che loro hanno dimostrato in queste 22 partite di campionato, in questi sette mesi di lavoro. Quindi eravamo certi che le cose potevano andare bene. C’è una logica che dicevo prima: il calcio è un prodotto congiunto: si gioca contro avversari di cui non sempre si conosce il valore, di cui non sempre si conosce l’imprevedibile investimento. Quindi è logico il fatto che il Milan abbia investito su Ibrahimovic alla fine della campagna trasferimenti, innalzando il tasso di qualità, e sia diventato un concorrente più importante; così come lo sono stati altri; però tutti gli avversari che abbiamo davanti oggi sono avversari che hanno potuto costruire questo impianto di gioco nel tempo. Prendiamo ad esempio la Roma, che è una squadra costruita negli ultimi 4-5 anni; quest’anno ha fatto tre interventi di qualità con Borriello, Burdisso e Simplicio; il Milan l’ha fatto con Ibrahimovic, l’Inter ha una squadrata che è stata costruita in tanti anni. Quindi è evidente che la consapevolezza di avere a che fare con la cultura del lavoro dei nostri giocatori e tecnici andava confrontata con il valore e la griglia dei nostri avversari. Abbiamo visto che gli avversari sono competitivi ed oggi se leggiamo la classifica dobbiamo anche dire che dopo 22 giornate possiamo comunque esprimere una valutazione oggettiva: siamo a tre punti dalla terza in classifica; io credo che se oggi avessimo quattro punti in più, probabilmente non saremmo stati qua, ma non avremmo potuto comunque dormire sonni tranquilli, perchè rifacendomi anche al campionato passato, Delneri ed io siamo riusciti ad arrivare in Champions League con una squadra, direi, di ragazzi. In questo momento della stagione avevamo forse 4-5 punti in meno. E quindi bisogna avere sempre un sano realismo, ma anche un grande ottimismo e grande fiducia in quello che si fa. Noi abbiamo tantissima fiducia in quello che facciamo. C’è solo l’imponderabile che veramente nello sport caratterizza: l’infortunio, l’imprevedibilità. Mi auguro – veramente questo è un augurio che facciamo – che gli infortuni possano diminuire e non aumentare, come di giorno in giorno dobbiamo registrare“.
Fonte: Tutto Juve